La grande Teiera di Yara
- Alfredo Cremonese
- 10 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Secondo quanto riportato nelle Cronache di Arnia, ovverosia la narrazione mitica della fondazione dell’Alveare da parte della dea omonima; Yara sarebbe stata “colei che pose [???]... della grande Teiera”.
Non abbiamo precise notizie al riguardo, a parte quel frammento logoro in cartavespa, presente nella Grande Vespateca. L’unica cosa che sappiamo è che una grande Teiera esiste, alle porte dello Mnemofavo, e l’uso al quale è destinata tuttora è probabilmente diverso da quello originario. La Teiera ha attualmente il compito di svaporare il Liquido dell’Identità Tintinnante all’interno dello Menmofavo, un argomento sul quale tornerò in altri articoli.
La Teiera è integralmente sorretta da un piatto greco, forse residuo di una antica civiltà umana presente nei pressi dell’Alveare; il quale è posto sopra un fornello le cui braci sono rintuzzate dalle api carboncine. Una grondaia in forma di protome di pipistrello getta il Liquido dell’Identità Tintinnate all’interno della Teiera.
Naturalmente Bua, Fioredimandorlo e Paya hanno arrecato grossi danni alla struttura, ragion per cui ne presento qui una ricostruzione:
Il rotolino sgualcito della Vespateca, che il fuco sapientone Fioredimandorlo ha analizzato durante i suoi studi, classificato come reperto n.ro Alv - 6.29764.1Fdm, venne raschiato con ogni probabilità da una delle sacerdotesse di Yara. L’analisi del contenuto sottostante ha rivelato alcuni glifi di intestazione riferiti ad Arachis, Dolce Sacerdotessa Bianca all’epoca della mitica Bytia I. La grande Teiera si trova proprio innanzi allo Mnemofavo, costruito da Arachis, per ordine della sua regina e della successora Ambrosia I. La coincidenza non è casuale né irrilevante. Pare infatti che Yara abbia voluto raschiare il documento per appropriarsi dell’identità di Arachis, e renderle così onore, rendendo onore a se stessa; pratica non inusuale fra Dolci Sacerdotesse.
Yara visse sotto il regno di Crisalide II, durante la Terza Fondazione Dinastica. È dunque improbabile che la Teiera all’epoca servisse allo scopo al quale è adibita nel romanzo “il Cucurbitario dell’Intimanno”, ossia mantenere costantemente umidificato lo Mnemofavo e la pianta di arachide ivi contenuta.
A questo proposito è di grandissima utilità la scoperta fatta da un fuco anonimo (probabilmente uno dei mariti di Lotide II, il cui anonimato è proverbiale!), di un reperto molto prezioso; la bozza progettuale della Teiera, che riporto qui sotto:
Il disegno non ha una numerazione, né si sa da dove proviene, qualcuno ipotizza che venisse usato per avvolgere le balle di sterco degli scarabei di Gobbanevosa. L’oggetto è rappresentato nella sua integrità e colossalità. Stando a quanto riportato, la teiera misurerebbe 6,6 più 13,2 snab di altezza e circa 10 più 8 snab di larghezza. Oggi sappiamo, dai rimasugli conseguenti la catastrofe ambulante di Bua ed i suoi compari, che la struttura è sensibilmente più alta e larga. Ma ciò che più interessa è il dettaglio sfocato sulla sinistra... un piccolo bricco di metallo o ceramica.
A che cosa sarà servito? Secondo lo stesso Fioredimandorlo, quella era la tomba di Yara! L’opinione del fuco, che venne costretto a studiare l’opera in virtù del fatto di averla parzialmente distrutta, è piuttosto assennata.
Tutt’attorno alla struttura della Teiera sono state rinvenute tracce di propoli ed ambra fossile, soprattutto sotto il coperchio fatto saltare da Bua. Un chiaro segnale che in quel luogo venne officiato un rito sacro, con ogni probabilità di tipo funebre. La Teiera quindi sarebbe servita per sciogliere, mescolare e riscaldare una mistura di propoli, ambra ed altri olii e resine, da far traboccare nel bricco sottostante, il quale avrebbe contenuto il corpo della sacerdotessa.
Il bricco non è mai stato trovato ma il suo anello di supporto sì.
Si trova nello Mnemofavo, ancora oggi, ed è utilizzato per fasciare con sicurezza la pianta di arachide. Sappiamo che esso proviene dal complesso della Teiera, evidentemente riutilizzata in epoca successiva per umidificare la struttura, in quanto vi è un piccolo ideogramma che costituisce il primo del nome di Yara, cosa non molto sicura, ma che contiene al suo interno una data sbiadita del Computo Lungo, ossia svariati miliardi di buz. Il che coincide, grosso modo, col regno di Crisalide II a partire dalla Prima Fondazione.
Alla prossima!
Alfredo Cremonese
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